Lorenzo Ciannelli, biologo marino e docente presso l’Oregon State University di Corvallis (Portland), è uno dei protagonisti di un ambizioso progetto quinquennale (2021-2026) finanziato dalla National Science Foundation (USA). Il programma, dal titolo Navigating the New Arctic, mira a studiare i fiordi della Groenlandia, in particolare quelli caratterizzati da ghiacciai con terminazioni marine. Questi ghiacciai rappresentano un elemento cruciale nel dibattito sui cambiamenti climatici: la Groenlandia, infatti, è un hotspot globale sia per lo scioglimento dei ghiacci sia per la sua posizione strategica nell’Atlantico settentrionale, nel cuore delle grandi correnti oceaniche.
Il focus principale del progetto è il confine tra ghiaccio e mare, dove avviene la maggior parte dello scioglimento. Tuttavia, i processi alla base di questo fenomeno sono ancora poco chiari: come le correnti marine contribuiscono alla fusione dei ghiacci? Quali sono le implicazioni per gli ecosistemi che prosperano in questa delicata zona di transizione? Domande cruciali, la cui risposta è fondamentale per comprendere l’impatto del cambiamento climatico sugli equilibri marini e globali.
Sette le istituzioni coinvolte in questo vasto progetto interdisciplinare: Oregon State University, Bigelow Laboratory for Ocean Sciences, Dartmouth University, il Greenland Institute of Natural Resources, la Scripps Institution of Oceanography (UC San Diego) e l’Università dell’Oregon. Il team include oceanografi, biologi marini e sociologi, ognuno dei quali analizza un diverso aspetto di questo complesso sistema. Gli oceanografi si occupano delle dinamiche fisiche, studiando l’interazione tra le correnti e i ghiacci. I biologi marini, tra cui lo stesso Ciannelli, esplorano la vita che popola questi ecosistemi, con un focus particolare su larve di pesce e zooplancton: dove si trovano, in quali quantità e come le loro distribuzioni variano con i cambiamenti delle masse d’acqua.
L’aspetto sociologico del progetto è altrettanto interessante: a essere analizzato è il rapporto tra le comunità costiere groenlandesi e l’ecosistema marino. Proprio in ragione dell’isolamento geografico, queste piccole comunità dipendono profondamente dall’oceano per la caccia e la pesca, risorse fondamentali sia per la loro sopravvivenza sia per la loro identità culturale.
Dunque questo studio rappresenta un’opportunità unica per comprendere le interazioni tra clima, oceano ed esseri umani in una delle aree più vulnerabili del pianeta. È uno sforzo che può offrire informazioni preziose per affrontare le sfide ambientali e sociali del futuro.
Ma perché vi sto raccontando di questa ricerca? Per due motivi principali. Il primo, incoraggiante, è che la scienza è profondamente impegnata nella comprensione del cambiamento climatico, con gli Stati Uniti che continuano a giocare un ruolo di primo piano, nonostante le complessità e le sfide legate all’attuale contesto politico e alle posizioni sul tema del presidente appena eletto, Donald Trump.
Il secondo motivo riguarda Ischia. Lorenzo Ciannelli è originario di Lacco Ameno, e pur senza indulgere in retoriche identitarie (se non, da parte mia, un pizzico di orgoglio per essergli cugino), è affascinante riflettere sul legame tra l’infanzia isolana e l’avventura scientifica nell’Artico. Nel video che accompagna questo articolo, infatti, Ciannelli ricorda come, da bambino, osservasse le reti del peschereccio paterno, chiedendosi quale fosse l’habitat in cui vivevano i pesci catturati. Un’interrogazione semplice, ma profonda, che ha tracciato il percorso della sua carriera: dallo stupore dell’infanzia alle ricerche all’avanguardia nei fiordi groenlandesi con il College of Earth, Ocean, and Atmospheric Sciences (CEOAS).
Un viaggio straordinario, nato da una domanda di bambino e culminato in un contributo scientifico di importanza globale.
Mica poco.
Lorenzo Ciannelli, biologo marino e docente presso l’Oregon State University di Corvallis (Portland), è uno dei protagonisti di un ambizioso progetto quinquennale (2021-2026) finanziato dalla National Science Foundation (USA). Il programma, dal titolo Navigating the New Arctic, mira a studiare i fiordi della Groenlandia, in particolare quelli caratterizzati da ghiacciai con terminazioni marine. Questi ghiacciai rappresentano un elemento cruciale nel dibattito sui cambiamenti climatici: la Groenlandia, infatti, è un hotspot globale sia per lo scioglimento dei ghiacci sia per la sua posizione strategica nell’Atlantico settentrionale, nel cuore delle grandi correnti oceaniche.
Il focus principale del progetto è il confine tra ghiaccio e mare, dove avviene la maggior parte dello scioglimento. Tuttavia, i processi alla base di questo fenomeno sono ancora poco chiari: come le correnti marine contribuiscono alla fusione dei ghiacci? Quali sono le implicazioni per gli ecosistemi che prosperano in questa delicata zona di transizione? Domande cruciali, la cui risposta è fondamentale per comprendere l’impatto del cambiamento climatico sugli equilibri marini e globali.
Sette le istituzioni coinvolte in questo vasto progetto interdisciplinare: Oregon State University, Bigelow Laboratory for Ocean Sciences, Dartmouth University, il Greenland Institute of Natural Resources, la Scripps Institution of Oceanography (UC San Diego) e l’Università dell’Oregon. Il team include oceanografi, biologi marini e sociologi, ognuno dei quali analizza un diverso aspetto di questo complesso sistema. Gli oceanografi si occupano delle dinamiche fisiche, studiando l’interazione tra le correnti e i ghiacci. I biologi marini, tra cui lo stesso Ciannelli, esplorano la vita che popola questi ecosistemi, con un focus particolare su larve di pesce e zooplancton: dove si trovano, in quali quantità e come le loro distribuzioni variano con i cambiamenti delle masse d’acqua.
L’aspetto sociologico del progetto è altrettanto interessante: a essere analizzato è il rapporto tra le comunità costiere groenlandesi e l’ecosistema marino. Proprio in ragione dell’isolamento geografico, queste piccole comunità dipendono profondamente dall’oceano per la caccia e la pesca, risorse fondamentali sia per la loro sopravvivenza sia per la loro identità culturale.
Dunque questo studio rappresenta un’opportunità unica per comprendere le interazioni tra clima, oceano ed esseri umani in una delle aree più vulnerabili del pianeta. È uno sforzo che può offrire informazioni preziose per affrontare le sfide ambientali e sociali del futuro.
Ma perché vi sto raccontando di questa ricerca? Per due motivi principali. Il primo, incoraggiante, è che la scienza è profondamente impegnata nella comprensione del cambiamento climatico, con gli Stati Uniti che continuano a giocare un ruolo di primo piano, nonostante le complessità e le sfide legate all’attuale contesto politico e alle posizioni sul tema del presidente appena eletto, Donald Trump.
Il secondo motivo riguarda Ischia. Lorenzo Ciannelli è originario di Lacco Ameno, e pur senza indulgere in retoriche identitarie (se non, da parte mia, un pizzico di orgoglio per essergli cugino), è affascinante riflettere sul legame tra l’infanzia isolana e l’avventura scientifica nell’Artico. Nel video che accompagna questo articolo, infatti, Ciannelli ricorda come, da bambino, osservasse le reti del peschereccio paterno, chiedendosi quale fosse l’habitat in cui vivevano i pesci catturati. Un’interrogazione semplice, ma profonda, che ha tracciato il percorso della sua carriera: dallo stupore dell’infanzia alle ricerche all’avanguardia nei fiordi groenlandesi con il College of Earth, Ocean, and Atmospheric Sciences (CEOAS).
Un viaggio straordinario, nato da una domanda di bambino e culminato in un contributo scientifico di importanza globale.
Mica poco.